Per questo ultimo post dell’anno ho pensato di tirare un po’ le somme e condividere con te alcune riflessioni sull’abitare che ho fatto a partire dal periodo di lockdown causato dal Covid. E più che di abitare, voglio proprio parlare di buon abitare.

 

Per quel che mi è dato ricordare, infatti, nessun fenomeno degli ultimi anni ha messo in luce e rafforzato l’importanza dello spazio, in particolare il valore di quello abitativo, così come ha saputo fare questa pandemia da cui ancora non siamo completamente usciti.

 

Da molti sondaggi risulta che gli Italiani, proprio a causa del confinamento imposto dall’emergenza sanitaria, hanno rivalutato il rapporto con la dimensione domestica. Secondo lo Speciale Casa dell’Osservatorio Compass, uscito a Settembre 2021, in seguito alla pandemia il 71% degli intervistati ha riscoperto il valore affettivo della casa ed il 63% vuole prendersene più cura.

 

Moltissimi poi hanno evidenziato anche l’intenzione di apportare migliorie o eseguire lavori proprio con l’obiettivo di rendere il proprio spazio abitativo un luogo che li rappresenti realmente, dove sentirsi protetti e al sicuro. Questo è il concetto del buon abitare.

 

Forse abbiamo imparato a vivere con maggior consapevolezza l’ambiente a nostra disposizione. Ora sappiamo osservare come interagiamo con lo spazio che ci circonda e possiamo identificare le emozioni che proviamo in una determinata stanza e in determinate condizioni di ordine o disordine.

 

Qualcuno direbbe che non tutto il male viene per nuocere. In effetti stiamo vivendo un cambiamento epocale. Siamo nelle condizioni di comprendere come lo spazio in cui viviamo possa influenzare il nostro comportamento e, con esso, pensieri, emozioni e benessere.

 

In questi quasi due anni ci siamo trovati ad esplorare i nostri spazi domestici, odiarli, modificarli e affrontarli. Abbiamo avuto modo di prendere, forse per la prima volta, vera consapevolezza dell’ambiente che ci circonda per trasformarlo in uno spazio a misura delle nostre esigenze.

 

Tanti si sono riscoperti grandi chef, panificatori, pasticceri. Tanti altri hanno scoperto l’amore per il verde e il valore delle piante come antidoto alla tristezza; forse un modo per portare in casa qualcosa che abbiamo sempre dato per scontato là fuori. Altri ancora hanno provato a fare ordine in casa; talvolta non esattamente con i risultati sperati, ma proprio per soddisfare quel forte bisogno di funzionalità e serenità interiore.

 

La casa, da semplice luogo dove mangiare e dormire, si è riappropriata della sua funzione originale di luogo sicuro per sé e per la famiglia.

 

Quello che credo tutti abbiamo imparato è che l’ambiente in cui abitiamo influisce in maniera determinante sul nostro vivere quotidiano. Ora, più di quanto abbiamo mai fatto prima, è fondamentale poter contare su uno spazio di vita organizzato, funzionale, intimo e rilassante per sostenere il ritmo della famiglia e del lavoro, e gestirne tutte le dinamiche.

 

L’effetto di vivere male nella propria casa è parecchio subdolo. Si avverte una sensazione di malessere psicofisico, di stress, di pesantezza mentale. Il problema è che facciamo fatica a pensare ad una carenza di attenzione nella gestione degli spazi come ad un’ulteriore causa di questo malessere.

 

Al contrario il buon abitare ha davvero un effetto benefico. Avere a disposizione uno spazio-casa in sintonia con le proprie esigenze incrementa la sensazione di benessere e, in quest’ottica, anche scegliere di prendersi cura della propria casa diviene un atto d’amore verso se stessi.

 

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